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“Il paese del sole, il paese della musica” - L’immagine dell’Italia nella letteratura di viaggio del Settecento

Lucentini, Valeria (2020). “Il paese del sole, il paese della musica” - L’immagine dell’Italia nella letteratura di viaggio del Settecento. (Thesis). Universität Bern, Bern

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Abstract

L’idea di questo progetto di dottorato è nata nel corso di un seminario di letteratura italiana durante i miei studi magistrali, nel quale ho avuto modo di avvicinarmi allo studio della formazione dell’identità nazionale italiana nella letteratura dei secoli XVIII e XIX. È stata soprattutto la dinamica transnazionale della creazione culturale dell’Italia ad affascinarmi e invogliarmi ad indagare in modo più dettagliato il discorso sugli italiani sviluppatosi nella letteratura di viaggio europea nel secolo del Grand Tour. Come già gli studi sul Risorgimento hanno evidenziato, le rappresentazioni costruite dagli autori italiani furono fortemente correlate alla misura in cui essi accettavano le narrazioni e gli stereotipi che circolavano in Europa, soprattutto grazie a questo particolare genere letterario. La letteratura di viaggio, infatti, si stabilì in un contesto comparatistico di formazione delle nazioni, in cui la pretesa scientifica dettata dalla presenza sul campo si mescolava all’elemento narrativo, dando origine ad una Italia immaginata. Mi sono chiesta dunque quale ruolo coprisse il discorso sulla musica all’interno di questo processo, in che modo le considerazioni di tipo musicale abbiano influenzato la rappresentazione letteraria dell’Italia e ho deciso di ricostruirla ponendo un accento particolare sulla relazione che queste descrizioni avevano con il carattere degli italiani come anche nella formazione dell’identità culturale italiana. Ciò che è emerso da questo studio è la presenza di un altro stereotipo sugli italiani, da aggiungere a quelli che gli studi imagologici e storici hanno rivelato (tra tutti si pensi ai contributi di Silvana Patriarca e di Alberto Mario Banti), come ad esempio l’ozio e l’effeminatezza, la gelosia e la superstizione: ossia quella che ho individuato come musicalità. L’attribuzione di una naturale predisposizione degli italiani alla musica si sviluppò in relazione ad altri topoi e nella cornice di teorie diffuse sull’influenza dell’ambiente sul carattere. Nel primo capitolo quindi ho preso in esame la diffusione delle teorie del clima in relazione al carattere degli italiani e come esse diedero forma ad un sistema di pensiero scientifico in grado di legittimare e creare una alterità. Nel caso italiano il clima temperato avrebbe dotato i suoi abitanti di una sensibilità naturale per la musica, spiegata anche dal punto di vista strettamente fisiologico, che permetteva che essa diventasse una capacità generale, e quindi nazionale. La presenza della musica veniva descritta con stupore e ammirazione soprattutto per la sua ubiquità e diffusione in tutti gli strati sociali, ciò che faceva degli italiani un popolo musicale per natura (e non necessariamente per educazione o formazione). Questa convinzione venne spesso accompagnata dalle teorie sull’origine del linguaggio e servi a giustificare le tesi per le quali la musica e il canto sarebbero state l’espressione diretta del genio della nazione. Nel secondo capitolo invece ho esaminato, in una prospettiva comparatistica, alcune relazioni di viaggio e la letteratura medica a loro contemporanea. In particolare quelle fonti che attribuivano agli italiani un carattere malinconico. Questa attribuzione, infatti, sembra contrastare con una tradizione letteraria che associava il disturbo malinconico ai popoli del Nord e in particolare agli inglesi. Intesa non in senso sociale ma in quanto categoria letteraria piegata in senso nazionalistico, la malinconia diventò uno strumento per rafforzare e giustificare il primato musicale degli italiani: la musica veniva descritta come una necessità e allo stesso tempo costituiva un rimedio contro la malinconia. I casi dei manicomi di Aversa e Palermo sono stati rivelatori: mentre l’impiego della musica per i pazienti fosse vista come pericolosa dai medici in Europa, una eccezione era fatta per gli italiani, poiché essa permetteva la guarigione delle loro fibre e dei loro nervi sensibili. L’individuazione della musica adatta per curare tipi di disturbi diversi mostra delle somiglianze con il fenomeno del tarantismo, una patologia culturale con sintomi simili a quelli del disturbo malinconico, la cui unica cura era per l’appunto la musica. Il terzo capitolo tratta uno degli stereotipi più diffusi riguardo gli italiani, quello dell’effeminatezza, e getta luce sul modo in cui l’ambito musicale ha partecipato al suo rafforzamento nella letteratura e nell’immaginario dell’epoca. In questo caso il primato musicale assunse connotazioni negative: la figura del castrato, infatti, venne spesso descritta nella sua ambiguità sessuale allo scopo di denunciare la crisi morale e dei costumi degli italiani. Assieme al cicisbeo, figura per eccellenza dell’ozio e dello scostamento dalla virilità maschile, il castrato venne descritto come specificità italiana e assunto quale esempio negativo. Si assiste dunque ad una reazione dei pensatori italiani che diedero inizio ad un vero e proprio programma politico di mascolinizzazione della cultura e della società, nel quale la figura dell’eroe del melodramma giocava un ruolo centrale. Il quarto e ultimo capitolo infine presenta alcune considerazioni preliminari sulla formazione dell’identità di genere nella letteratura di viaggio. Nonostante la presenza femminile sia molto circostanziata, il punto di vista delle viaggiatrici rappresenta una rottura con la precedente produzione. Introducendo un elemento dialettico di interrogazione su se stesse e il loro ruolo nella società, esse posero le basi per la costruzione di una nuova identità a contatto con l’altro e il diverso. Dal punto di vista delle descrizioni musicali però non ho riscontrato differenze significative, solamente una tendenza alla descrizione più dettagliata dei i luoghi privati e dei rapporti personali con i personaggi della scena musicale. L’immagine musicale dell’Italia formatasi nella letteratura di viaggio del Settecento era data dal suo primato storico, dall’importanza della sua continua produzione che la differenziava dalla decadenza sia delle altre arti che quella della sfera sociopolitica, da una lingua melodiosa e quindi più adatta al canto e dalla naturale predisposizione musicale generalizzata dettata soprattutto dal clima. Con l’impiego di metodi della letteratura comparata non solo ho compiuto una ricerca sistematica sulla presenza della musica nella letteratura del viaggio in Italia, ma ho potuto soprattutto riflettere sull’impatto che il discorso sulla musica ha avuto sull’immaginario europeo del Settecento e sulla auto-percezione che gli italiani espressero nella letteratura contemporanea e successiva. Questo paradigma culturale fu infatti fondamentale nel graduale processo di costruzione identitaria. La sua individuazione permette di colmare una lacuna degli studi musicologici e allo stesso tempo di arricchire la ricerca sul fenomeno del Grand Tour con un apporto musicologico fino ad oggi tralasciato.

Item Type: Thesis
Dissertation Type: Single
Date of Defense: 21 September 2020
Subjects: 700 Arts > 780 Music
Institute / Center: 06 Faculty of Humanities > Department of Art and Cultural Studies > Institute of Musicology
Depositing User: Hammer Igor
Date Deposited: 06 Dec 2024 12:45
Last Modified: 06 Dec 2024 23:25
URI: https://boristheses.unibe.ch/id/eprint/5661

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